Il mondo delle regate come avrete capito non è sicuramente l'aspetto che più mi attrae del mondo velico nautico in generale.
Le uniche regate che fanno eccezzione, che mi creano inevitabilmente e ugualmente molta curiosità e molta ammirazione sono le tre quattro regate che si corrono in solitario su percorsi Oceanici.
O addirittura come per la Vende Globe attorno tutto il Mondo e addirittura appunto anche in solitario su barche davvero al limite delle prestazioni.
Ed è su questi presupposti che è partita ieri da Les Sables d’Olonne è partita la regata che è già stata in passato battezzata essere l'Everest della Vela.
La Vendée Globe è una regata che si corre in solitario, senza scalo intorno al mondo passando per i sui tre capi più temuti e meno navigabili al mondo, ed è noto che all'arrivo arriveranno non più di metà delle imbarcazioni taglierà il traguardo dei 45 mila km.
Perché per il Vendée Globe, giro del mondo a vela in solitario e senza scali, 6ª edizione, si salpa oggi da Les Sables d’Olonne, golfo di Biscaglia,
senza sapere quando, e se, si torna, I suoi skipper indicano come a bordo con loro esserci costantemente una «Passeggera clandestina chiamano paura», i capitani coraggiosi (17 francesi, 7 inglesi tra cui due donne, Dee Caffari e Samantha Davies, 2 svizzeri, uno spagnolo, un austriaco, un canadese e un americano)che hanno scelto
questo viaggio dentro se stessi prima di ogni altra cosa, in un viaggio lungo 45 mila chilometri, la prova estrema della grande vela oceanica, tre mesi al timone parlando con la barca per non impazzire.
Leggevo che statistiche alla mano la metà della flotta, trenta barche, non concluderà la regata.
Saranno passaggi obbligati i Quaranta ruggenti e i Cinquanta urlanti così sono state definite dalla letteratura che a descritto queste latitudini da navigare,
tanto è la durezza oltre che tecnica anche psicologica di questa corsa regata.
In questa edizione l'organizzazione dichiara aver messo ancora più presenza e cura nell'assistenza psicologica ai navigatori solitari che verranno in questa edizione maggiormente seguiti,
e potenziata dando ancora maggiore importanza all'assistenza spicologica dei navigatori. Che avranno un contatto quotidianamente con una squadra di psicologi che assisterà i concorrenti da terra via radio in modo molto specifico.
Anche se poi per chi avesse seguito le passate edizioni si ricorderà ad esempio che gli sforzi degli psicologi niente poterono fare,
nel 2001, per risollevare lo stato di debilitazione psicologica in cui era caduta la giovane Ellen Mac Arthur,
che l’Inghilterra adottò dopo averla sentita singhiozzare in diretta sulla Bbc di volersi ritirare e neanche gli psicologi avrebbero dato frutti se non e che solo i genitori, in collegamento dalla casa nel Derbyshire, riuscirono a dissuadere dal ritiro.
Sempre per rendere l'idea di quanto si possa preventivare dura questa regata, ad esempio bisogna per partecipare anche sottoporsi ad un corso di sopravvivenza pre-regata è obbligatorio.
Anche se non obbligatoria ma risulta essere caldamente consigliata l’assicurazione sulla vita, ed effettivamente i partecipanti non si può certo dire che possano partire senza sapere per filo e segno a cosa possono andare in contro.
E che il rischio è dietro ogni onda. Spolverando la memoria alle edizioni passate nel’1996 Pete Goss trasse in salvò il rivale Raphaël Dinelli,
alla deriva sul gommone di salvataggio nel terribile Oceano Indiano, e in quell’edizione maledetta il canadese Gerry Roufs sparì nel nulla, inghiottito dal Pacifico del Sud, sei mesi dopo i resti della sua barca furono trovati sulle coste del Cile.
Bertrand de Broc, infortunato, si ricucì la lingua seguendo le istruzioni del dottore alla rambo. Lo squadrone francese che vivrà l’evento con la passione di un Mondiale di calcio,
l’uomo che sussurra alle vele e che punta ad abbassare il record: mettersi il mare in tasca in meno di 80 giorni (il primato, che gli appartiene dal 2005, è di 87 giorni, 10 ore, 47’55’’), alla faccia del buon senso e della fantasia di Jules Verne.
La sfida è tecnica, fisica e psicologica. L’assenza di scali ne aumenta il coefficiente di difficoltà: se l’affidabilità dello scafo è già un’incognita, la solidità mentale dei solitari nei
Quaranta ruggenti e nei Cinquanta urlanti, navigando tra il 40˚ e il 50˚ parallelo dell’Emisfero Sud e doppiando i tre Capi (Buona Speranza, Leeuwin, Horn), sarà la variabile sulla quale costruire un’avventura indimenticabile o un viaggio senza ritorno.
Le uniche regate che fanno eccezzione, che mi creano inevitabilmente e ugualmente molta curiosità e molta ammirazione sono le tre quattro regate che si corrono in solitario su percorsi Oceanici.
O addirittura come per la Vende Globe attorno tutto il Mondo e addirittura appunto anche in solitario su barche davvero al limite delle prestazioni.
Ed è su questi presupposti che è partita ieri da Les Sables d’Olonne è partita la regata che è già stata in passato battezzata essere l'Everest della Vela.
La Vendée Globe è una regata che si corre in solitario, senza scalo intorno al mondo passando per i sui tre capi più temuti e meno navigabili al mondo, ed è noto che all'arrivo arriveranno non più di metà delle imbarcazioni taglierà il traguardo dei 45 mila km.
Perché per il Vendée Globe, giro del mondo a vela in solitario e senza scali, 6ª edizione, si salpa oggi da Les Sables d’Olonne, golfo di Biscaglia,
senza sapere quando, e se, si torna, I suoi skipper indicano come a bordo con loro esserci costantemente una «Passeggera clandestina chiamano paura», i capitani coraggiosi (17 francesi, 7 inglesi tra cui due donne, Dee Caffari e Samantha Davies, 2 svizzeri, uno spagnolo, un austriaco, un canadese e un americano)che hanno scelto
questo viaggio dentro se stessi prima di ogni altra cosa, in un viaggio lungo 45 mila chilometri, la prova estrema della grande vela oceanica, tre mesi al timone parlando con la barca per non impazzire.
Leggevo che statistiche alla mano la metà della flotta, trenta barche, non concluderà la regata.
Saranno passaggi obbligati i Quaranta ruggenti e i Cinquanta urlanti così sono state definite dalla letteratura che a descritto queste latitudini da navigare,
tanto è la durezza oltre che tecnica anche psicologica di questa corsa regata.
In questa edizione l'organizzazione dichiara aver messo ancora più presenza e cura nell'assistenza psicologica ai navigatori solitari che verranno in questa edizione maggiormente seguiti,
e potenziata dando ancora maggiore importanza all'assistenza spicologica dei navigatori. Che avranno un contatto quotidianamente con una squadra di psicologi che assisterà i concorrenti da terra via radio in modo molto specifico.
Anche se poi per chi avesse seguito le passate edizioni si ricorderà ad esempio che gli sforzi degli psicologi niente poterono fare,
nel 2001, per risollevare lo stato di debilitazione psicologica in cui era caduta la giovane Ellen Mac Arthur,
che l’Inghilterra adottò dopo averla sentita singhiozzare in diretta sulla Bbc di volersi ritirare e neanche gli psicologi avrebbero dato frutti se non e che solo i genitori, in collegamento dalla casa nel Derbyshire, riuscirono a dissuadere dal ritiro.
Sempre per rendere l'idea di quanto si possa preventivare dura questa regata, ad esempio bisogna per partecipare anche sottoporsi ad un corso di sopravvivenza pre-regata è obbligatorio.
Anche se non obbligatoria ma risulta essere caldamente consigliata l’assicurazione sulla vita, ed effettivamente i partecipanti non si può certo dire che possano partire senza sapere per filo e segno a cosa possono andare in contro.
E che il rischio è dietro ogni onda. Spolverando la memoria alle edizioni passate nel’1996 Pete Goss trasse in salvò il rivale Raphaël Dinelli,
alla deriva sul gommone di salvataggio nel terribile Oceano Indiano, e in quell’edizione maledetta il canadese Gerry Roufs sparì nel nulla, inghiottito dal Pacifico del Sud, sei mesi dopo i resti della sua barca furono trovati sulle coste del Cile.
Bertrand de Broc, infortunato, si ricucì la lingua seguendo le istruzioni del dottore alla rambo. Lo squadrone francese che vivrà l’evento con la passione di un Mondiale di calcio,
l’uomo che sussurra alle vele e che punta ad abbassare il record: mettersi il mare in tasca in meno di 80 giorni (il primato, che gli appartiene dal 2005, è di 87 giorni, 10 ore, 47’55’’), alla faccia del buon senso e della fantasia di Jules Verne.
La sfida è tecnica, fisica e psicologica. L’assenza di scali ne aumenta il coefficiente di difficoltà: se l’affidabilità dello scafo è già un’incognita, la solidità mentale dei solitari nei
Quaranta ruggenti e nei Cinquanta urlanti, navigando tra il 40˚ e il 50˚ parallelo dell’Emisfero Sud e doppiando i tre Capi (Buona Speranza, Leeuwin, Horn), sarà la variabile sulla quale costruire un’avventura indimenticabile o un viaggio senza ritorno.
«Laggiù non c’è sole, il mare è grigio, fa freddo, il vento soffia a 60 kmall’ora e le onde possono raggiungere otto metri d’altezza - ricorda Isabelle Autissier, leggenda francese di una vela che non esiste più ma che conserva ottima memoria -. Laggiù ti senti lontanissimo dal resto del genere umano. Il Vendée è come guardare in faccia un fantasma per cento giorni. L’equilibrio è fondamentale».
Loïck Peyron, il più giovane della dinastia di fratelli velisti, non si terrà tutto dentro:
Ma sta di fatto che ogni volta che parte questa regata, non riesco di fare a meno di seguirla anche se non avremo in questa edizione il nostro mitico Giovanni Soldini, forse a testimonianza proprio del fatto che difficilmente credo si possa poi avere tutta questa vocazione ad andare a navigare certe latitudini più di una volte nella stessa vita.
Come Soldini ha già navigate è più facile che si tenga strettoa questa fortuna di poterlo raccontare e si guardi bene dal riandarci, ma questa è solo una mia idea esteporanea..
«Il terzo giorno di regata comincio a confidarmi con il mio scafo e non mi fermo più». Dee Caffari studierà il francese: «Al mio ritorno desidero parlarlo perfettamente».C’è chi ha imbarcato, in una cambusa prevalentemente di cibi liofilizzati per non appesantire troppo la barca, orsetti di peluche, foto dei figli, sciroppo di menta per mascherare il gusto dell’acqua desalinizzata, resistenze elettriche da usare tra gli iceberg, l’iPod, la Bibbia.
Ma sta di fatto che ogni volta che parte questa regata, non riesco di fare a meno di seguirla anche se non avremo in questa edizione il nostro mitico Giovanni Soldini, forse a testimonianza proprio del fatto che difficilmente credo si possa poi avere tutta questa vocazione ad andare a navigare certe latitudini più di una volte nella stessa vita.
Come Soldini ha già navigate è più facile che si tenga strettoa questa fortuna di poterlo raccontare e si guardi bene dal riandarci, ma questa è solo una mia idea esteporanea..