Come mi fa giustamente notare in una sua email Marco in effetti ha ragione!!! Si è proprio vero che anche la questione se sia concretamente possibile ed opportuno considerare la manovra spesso menzionata soprattutto in letteratura di
"Mettersi alla Cappa?"
qual'ora trovandosi per mare in barca a vela si venisse colti dal non previsto e avvolte repentino peggiorare delle condizioni meteo marine tali da impedire di poter mantenere la barca in rotta e quindi di continuare in sicurezza la navigazione. Si sente parlare di
- Cappa Secca,
- Filante,
- Derivante
parole e indicazioni che avvolte neanche si riesce a comprenderne bene concettualmente cosa vogliano davvero esprimere, quanti hanno compreso immediatamente cosa possa significare concretamente ad esempio:
"dover creare una remora sopravvento per impedire che le onde frangano in coperta"???
Beh sicuramente un linguaggio e concetti non sempre chiarissimi che a mio avviso molto spesso e volentieri lasciano spazio alla libera interpretazione e che trovano una risposta certa solo ed esclusivamente con l'esperienza ed il navigare davvero.
non perchè credo non valga la pena riparlarne di tutto questo ma visto che già in passato mi sono trovato ad intervenire su questo argomento a seguire ho semplicemente aggiunto il mio intervento su di un forum dove si era appunto appena finito di menzionare la pratica del mettersi alla cappa come essere ancora oggi una soluzione proponibile ed attuale. quando a mio avviso invece diedi questo tipo di risposta==>>
Scusami ma credo che ti sei dimenticato di specificare che questo metodo del mettersi alla cappa è una pratica ormai obsoleta e che il volerla mettere oggi in pratica per come si sono evolute e sono concepite oggi le barche a vela moderne potrebbe risultare addirittura pericoloso volerlo fare visto che non si otterrebbe null'altro che far intraversare ancora più pericolasamente la barca al mare.
Mi spiego una volta diciamo ormai molti anni addietro le barche si potevano mettere alla cappa, semplicemente perchè erano concepite e costruite per poterlo all'occorrenza fare,
oggi invece la progettazione e la costruzione e delle barche a vela si è evoluta e orientata in una direzione concezione e filosofia totalmente opposta.
Per chi non se ne fosse accorto infatti gli scafi erano molto pesanti a chiglia lunga ed integrata possibilmente anche da un profondo skeg, scafi molto lunghi, stretti e profondi,
tutto lì'opposto e a differenza di oggi che soprattutto le più barche comuni (i così detti plasticoni) sono invece molto leggeri, la chiglia e la pala del timone sono diventate delle pinnette, sono molto larghi e poco immersi.
Ed è proprio da questo che anche il modo di governarle e di navigare, si è evoluto e quindi anche con la necessità di essere condotte con tecniche e metodi diversi..
Tutto ciò che dici tu è infatti tutto vero e culturalmente rilevante, ma non vorrei che senza fare delle giuste precisazioni, generalizzando un po troppo nel dare per scontato che chi legge già sappia cose che invece sono a lui sconosciute.
Pensa se poi ci fosse chi davvero a digiuno di tutto ciò, e magari con il plastimar (il plasticone classico barca da charter tipo bavaria e affini) appena presa a nolo, con la patente nautica anch'essa presa di fresco in una agenzia nautica a Milano nei fine settimana invernali, che salito un po di mare e vento mentre traversa per la Sardegna a provare a mettersi alla cappa, be ti assicuro che sarebbe la cosa più sbagliata e pericolasa gli si possa consigliare di fare.
Un ciao a presto
_/)pipposail